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LANCE ARMSTRONG
L'uomo che visse due volte
Ha le stesse iniziali del più famoso jazzista e della più grande città degli States e di quella terra è in qualche modo il figlio esemplare. Perché a Lance Armstrong sembrano cucite addosso le qualità del bravo americano, celebrate in tanti pellicole, pagine di letteratura e di propaganda patriotica: volontà indistruttibile, spirtito indomito, ottimismo, lealtà e modestia. Un cowboy dello sport e della vita, che quando a 25 anni scopre di avere il cancro e solo 50% di possibilità di farcela, scende dalla sella della sua bicicletta e va incontro alla sfida, che in questo caso non si svolge all'OK Corral ma in un ospedale. Tre operazioni e cinque cicli di chemioterapia per sconfiggere il tumore ai testicoli e ritrovarsi guarito ma completamente trasformato: magro, scavato, svuotato di forze. Solo lo scheltro, l'impalcatura che sorreggeva l'edificio possente di un atleta con un fisico da copertina (ex triathleta e campione mondiale di ciclismo a soli 21 anni) era rimasta la stessa. La malattia e l'inattività si erano mangiata i muscoli. Armstrong con metodo e pazienza si è ricostruito, ha rigenerato le fibre dei suoi muscoli con allenamenti mirati, è tornato a essere un atleta formidabile eppure diverso da quello che era prima. Otto, dieci chili in meno quanto a massa e tantà agilità in più, una metamorfosi anche tecnica e mentale che porta il texano a spostare il suo baricentro dalla pianura alla montagna, dalle cronometro alle salite. Dopo aver vinto il Tour dello scorso anno imitando il grande Miguel Indurain (bottino pieno nell cronometro e e controllo della corsa in salita), quest'anno ha deciso di vincere come fanno gli eroi, gli immortali di questo sport: staccando tutti sui tornanti dei Pirenei e delle Alpi.
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